30/12/08

2009



...lascia pene, odi, passioni
o natura,pura gioia
nel tuo grembo si nasconde.

(I. Vasov)

A TUTTI VOI AMICI; UN AUGURIO PER UN 2009 SERENO, CHE VEDA REALIZZATI TUTTI I VOSTRI SOGNI E CHE IL NUOVO ANNO SIA L'INIZIO DI UN'EPOCA CHE BANDISCA LA MISERIA E LA FAME, LA GUERRA, GLI INTEGRALISMI ED I FANATISMI, LE MALATTIE ED I DOLORI.

TANTI AUGURI DA SILENO

29/12/08

due riflessioni


Angela http://angelaesiste.blogspot.com/ , nel suo post del 27 dicembre , ci porta ad esempio due religiosi, il cardinale Tettamanzi di Milano e monsignor Bianchi di Bergamo.
Il cardinale Tettamanzi ha messo a disposizione i suoi beni personali e parte dell'otto per mille per una "Chiesa solidale" e senza tante parole ha agito a favore dei bisognosi.
Monsignor Bianchi a Bergamo, nella notte di Natale, ha compiuto un gesto di grande impatto emotivo, dice Angela:" Il Monsignore ha impedito, la notte di Natale, di depositare Gesù Bambino nel Presepe come segno che la comunità non è ancora pronta per ricevere un significato così grande di amore e umiltà perché incapace di riconoscere l'altro, il diverso, il lontano in cui Gesù stesso si riconosce".
Ammiro, da non credente, queste due persone che nel Vangelo ci credono e agiscono praticandolo.

DanieleVerzetti il Rockpoeta, http://agoradelrockpoeta.blogspot.com/ nel suo post del 28 dicembre, tratta di un argomento di tremenda attualità in questi giorni: la guerra nella striscia di Gaza, guerra che in poche ore ha provocato varie centinaia di vittime, scrive Daniele queste parole: "Sono ancora più convinto che adesso, di innocenti, civili a parte, in quella guerra non ce ne sia più nessuno, perchè nessuno di loro vuole davvero la pace e perchè nessuno di loro per averla vuole davvero fare un passo indietro".

Parole terribili, ma vere!

Anziché proclami di guerra, i governanti di quei paesi, dovrebbero parlare di pace e sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione.

Dopo decenni di conflitti, le prove di forza sono servite solo a creare centinaia di migliaia o forse milioni di vittime inermi ed il sangue genera odio e vendette che provocano altri fiumi di sangue.

Tendersi la mano, ricostruire, lavorare assieme per il benessere di tutte quelle genti e mettersi alle spalle sangue, distruzioni , odio, e vendette no eh?

28/12/08

ancora...

l'armi son strumenti di sfortuna
non strumenti da saggio...

Queste sono le parole di Lao Tsù, filosofo cinese vissuto nel VI° secolo avanti Cristo.
Ventisei secoli sono passati da quelle parole, ma la saggezza non è ancora entrata nel DNA umano.
In molte parti del mondo, i dissensi si risolvono con l'uso delle armi e chi ne paga il pezzo più alto,sono le popolazioni civili, inermi, affamate e straziate da lutti, malattie e torture.
Noi fingiamo di non sentire l'urlo di disperazione che in molte parti del globo esala con la vita di molti innocenti.
Siamo tranquilli noi, che dopo l'orrendo conflitto negli anni 40 del secolo scorso, siamo vissuti in pace e nel benessere per oltre sessant'anni.
Anche il nostro benessere, però, non è stato conquistato solo con il nostro lavoro, ma è anche frutto dello sfruttamento delle risorse del terzo mondo ed è anche frutto della vendita di armi (e l'Italia è uno dei massimi produttori mondiali).
La vendita di armi per il nostro paese è stata per decenni un'attivissima voce del nostro P.I.L. poi, che decine di migliaia di bambini, di pastori, di contadini, di donne nei paesi in conflitto del terzo mondo, abbiano perso gli arti o la vita non ci toglie il sonno.
In altre terre del Mediterraneo, si è scatenato, in queste ultime, ore l'ennesima guerra, in poche ore, i morti si contano già a centinaia e in massima parte le vittime sono dei civili.

Non è chiaro fra le due parti belligeranti, dove sia la ragione; sicuro è che tutti due i paesi hanno torto.
Tutto questo sangue genererà odio e vendetta e altro sangue innocente scorrerà a fiumi.
Dobbiamo continuare ad assistere distratti a questa carneficina, oppure un'opportuna e forte azione diplomatica unita a degli aiuti umanitari, potrebbe portare il buonsenso fra quella gente.
La grande Europa non ha abbastanza forza per intervenire diplomaticamente ed economicamente in maniera unitaria per trovare delle soluzioni?

Un'Europa che si limita solo a leggiferare sulla curvatura delle banane o sul diametro dei piselli, non è quella la mia Europa.

26/12/08

Ricordi di vita



Questi versi, che mi sono stati inviati da un caro amico d'infanzia, li dedico a tutti gli amici che amano la natura, la gente, la montagna e che riconoscono la fatica necessaria per sopravvivere dove la terra è avara di cibo

Queste parole evocano la vita in un paese di montagna.


RICORDI DI VITA

Il nuovo giorno sembra lontano,
ancora lassù, brillan le stelle,
e già si avvia il quotidiano
con la speranza, di buone novelle.

Tremolanti da fondovalle,
salgon le lampade dei minatori;
ormai si animano le vecchie stalle
qua e là s’odono i primi rumori.

Tra miagolii e rari muggiti
e il calpestio di scarpe grosse,
prendono il via, gli antichi riti
tra sommessi colpi di tosse.

Con amore e grande maestria
già si avvia la mungitura,
aleggia persino, un po’ di allegria
eppur la giornata, sarà certo dura.

Posta la gerla sulle curve spalle,
il secchio sulle braccia stanche,
un ultimo sguardo, alle calde stalle,
e via, per le strade bianche.

Ci sia buon tempo, neve o gelo
la strada sia bella o scivolosa
di fretta, tutte verso il “caselo”(*)
nonna, giovane o sposa.

Corre un saluto un po’ frettoloso,
a casa aspettano, soli i bambini,
ancora il giorno sarà faticoso
e già fumano i primi camini.

Troppe volte papà è lontano,
allora davvero non c’era scelta,
così tutti danno una mano
e bisogna fare alle svelta.

La giornata, ormai si avvia,
ognuno si prodiga nelle sue cose,
man mano, si anima, pure la via
certo, non sono giornate noiose.

Tutto dipende dalla stagione
e la famiglia, sempre si ingegna,
sia in tempi di fienagione
o quando serve fare la legna.

Son sempre giorni di intenso lavoro
per boschi, per campi, per prati
mai trascurando, il giusto decoro
pur nei difficili tempi passati .

Quando poi scendeva la sera
il pensiero correva lontano
e non mancava una preghiera
affinché papà ritornasse sano.

Questa era la vita della mia gente
di seggiolai, contadine e minatori,
ormai finita quasi nel niente
che vive ancora nei nostri cuori.


di D.S.


(*) "caselo" è la latteria

23/12/08

maternità




A fatica la misera madre riscalda il figlio stento nelle proprie braccia.
(E. Karlfeldt)




In questi giorni che convenzionalmente sono dedicati alle feste, rivolgiamo un pensiero e possibilmente un piccolo aiuto ai miseri della terra privandoci di una briciola della nostra opulenza con l'augurio che una più equa distribuzione delle risorse della terra, consenta a tutti una vita dignitosa scevra dalla sete, dalla fame e dalle malattie.
Lavoriamo per un mondo dove anziché l'individualismo ingordo, prevalgano la solidarietà e la giustizia sociale.

15/12/08

Angela esiste



Io ed altri abbiamo incontrato Angela sul Blog. Sua è stata l'iniziativa di un raduno nella struttura del convento di sant'Andrea a Collevecchio.
Il convento è stato ristrutturato in maniera splendida dai volontari di "Progetto continenti", che, con grandi sacrifici personali, ma fortemente motivati da ideali umanitari di aiuto e comprensione fra i popoli, ci hanno offerto un'accoglienza stupenda.
Le camere, dotate di servizi privati, sono spartane, ma linde ed accoglienti e nel silenzio e nella serenità, il sonno è ristoratore, le preoccupazioni personali rimangono all'esterno.
Un applauso particolare va alla cucina, grazie alla grande passione e al lavoro profuso generosamente da Titti e Steffy con la collaborazione di Alessandro: abbiamo mangiato degli ottimi piatti di alta qualità seguiti da una torta deliziosa preparata dalle tre giovanissime Elisa, Giulia ed Emily, in un refettorio accogliente, illuminato da un grande affresco della scuola del Carracci.
Il maltempo che da diversi giorni imperversava sull'Italia con allagamenti e morti a Roma, ha creato delle grosse difficoltà a diversi amici bloggers che dovevano raggiungerci a Collevecchio, in serata erano arrivati da Torino: Marco, Stefi e Mimmo, tre belle persone di grande sensibilità e con loro, in pochi attimi, abbiamo legato come amici di vecchia data.
Daniele Verzetti, il Rockpoeta, ci ha procurato vero godimento e momenti di rara intensità emotiva con la recitazione di alcune delle sue poesie davanti ad un caminetto in cui ardevano i ceppi . Grazie Daniele, con l'augurio che le tue opere, che scrivi col cuore, ricche di spiritualità ed umanità diventino patrimonio di tutti coloro che in un uomo vedono un fratello.
Il giorno successivo siamo stati raggiunti da Silvia e Roberto, Elena con la figlia e via via altri amici di cui non sono riuscito a memorizzare il nome , (purtroppo l'età avanza implacabile!), ma tutte persone simpatiche e impegnate nel sociale.
Un grazie ad Ottavio alla signora Wanda e Alberto ai quali va il merito di aver reso possibile il sogno di " Progetto continenti".
La giornata è trascorsa fra passeggiate nel bellissimo scenario di Collevecchio, dove la luce giocava con le nebbie fra alberi secolari, colline suggestive e pietre ricche di storia di paesini arroccati sulle alture.
Purtroppo è arrivato anche il momento degli addii, troppo in fretta è arrivato!
Ma prima di terminare queste righe sconclusionate, un grazie dal profondo del cuore ad Angela e James che hanno realizzato questo incontro.
Angela è una delle persone più ricche di umanità che abbia mai conosciuto, da lei irradia spiritualità e vita e si capisce che anche nei momenti in cui qualsiasi altra persone penserebbe solo a se stessa, in lei il primo pensiero è sempre per gli altri; scriveva Tagore : "Sparirà con me ciò che trattengo, ma ciò che dono resterà nelle mani di tutti".
Angela trattiene per sè solo il suo dolore che non fa filtrare all' esterno, ma agli altri dona tutto ciò che è ottimismo, spiritualità, umanità e vita, sicuramente tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla, si sono arricchiti.
Anche Angela ha avuto una grande fortuna: James!
Sono due anime che si completano e si sorreggono, rarissime volte ho visto un legame così saldo e completo, una famiglia arricchita da due bambine deliziose, per me è un onore godere dell' amicizia di due persone così straordinarie e di questo le ringrazio.
Angela, termino con un aforismo di Tagore, che mi auguro possa esserti di conforto:
"La nuvola nasconde le stelle e canta vittoria, ma poi svanisce: le stelle durano".
Angela : Ce la farai!
Un forte abbraccio a tutti voi e grazie della vostra amicizia.

10/12/08

60 anniversario dei diritti dell'uomo



Nel 60° anniversario della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo", continuo con la descrizione di come ho conosciuto la guerra nella ex Jugoslavia, con l'augurio che queste atrocità abbiano una fine in ogni angolo del globo e la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo" diventi finalmente un obbligo morale per tutti i popoli.

Come ho descritto nel post precedente "profughi", dopo un paio di settimane da quell'esperienza, ritornammo in Jugoslavia per portare un altro carico di viveri e di vestiario che la nostra gente aveva generosamente donato a quelle martoriate popolazioni.

Rispetto al viaggio precedente, era stato deciso questa volta di portare il materiale in una zona della Slavonia, ( in prossimità dei confini ungheresi), dove risiedeva dalla fine del 1800 una comunità di bellunesi, sfuggiti alla miseria e che in quelle terre avevano trovato casa, lavoro e futuro.

Entrammo attraverso il valico di Gorizia , poi ricordo il pranzo a base di panini in uno spiazzo battuto dal vento, col gelo che penetrava nelle ossa e in seguito il proseguimento verso la cittadina di K*** meta del nostro viaggio.

Fino a Zagabria, la situazione era tranquilla poi imboccammo l'autostrada per Belgrado e avanti per un centinaio di Kilometri.

L'autostrada era completamente priva di traffico, ricordo solo di aver incrociato

un paio di colonne di carri armati e ricordo le pompe di trivellazione del petrolio che si stagliavano in uno sfolgorante tramonto.

Arrivati nella cittadina, andammo subito alla canonica per scaricare, secondo le indicazioni avute dalla Caritas che collaborava con noi; la chiesa si trovava sulla sommità di una collina boscosa, dalla quale si godeva di uno splendido panorama sulla pianura circostante.

Lo scarico fu veloce, grazie anche alla presenza di diversi volontari del posto.

La cena ci venne offerta dal parroco, ma fu abbastanza veloce, poiché a notte, doveva celebrare un matrimonio.

Suggestivo l'arrivo degli sposi e degli invitati a bordo di scassatissime auto e quasi tutti gli uomini armati di Kalashnikov, poiché la guerra infuriava a un paio di Km di distanza e sembra che abbastanza spesso, i serbi venissero su per la collina nascosti dai cespugli, almeno così ci venne detto.

Ho un vivido ricordo del matrimonio nella chiesa gelida in quella notte di dicembre, mentre una suora suonava l'armonium e cantava con una voce limpidissima, veramente indimenticabile.





All'uscita dalla chiesa, rimasi stupito nel vedere i fuochi artificiali nella valle sottostante, il primo pensiero fu: Ma questi sono in guerra e hanno tempo per queste cose?

Non tardai a capire che era, invece, un bombardamento e il giorno successivo, visitando l'ospedale, ne avrei visto le conseguenze.

La notte alloggiammo in un albergo pieno di profughi e di militari di ritorno dal fronte che passavano la serata con delle ragazze.

Mi fu assegnata una camera singola, molto gradita perché non riesco a dormire con degli estranei, questa camera puzzava di sigaro, di stantio, sembrava abbandonata da pochi attimi dal precedente inquilino, però almeno le lenzuola sembravano pulite, non le coperte però e ne scontai poi le conseguenze.

La notte la trascorsi insonne, tra continue raffiche di mitra ed esplosioni che si susseguivano nelle vicinanze, mi raccontarono il giorno seguente che le esplosioni erano dovute alle cariche di dinamite che utilizzavano per distruggere le case dei serbi, poi i serbi ricambiavano.

La mattina seguente con altri due compagni, decidemmo di andare nel villaggio abitato dai bellunesi, anche se a K*** ne avevamo incontrato diversi che parlavano ancora un dialetto bellunese arcaico e ci facevano da interprete con le autorità.

Dopo esserci recati alla sede della "Miljicia" che era diventata da poco "Poljicia" (scritta sovrapposta artigianalmente) ed aver avuto assicurazione che la zona era libera da belligeranti , " bonificata la notte precedente", ci dissero, ci autorizzarono a raggiungere la nostra meta, solo con la raccomandazione di non viaggiare a meno di 100 km/h, anzi, possibilmente a velocità superiore, per non essere presi di mira dai cecchini.

Un poliziotto di madrelingua bellunese, si offrì di accompagnarci , perchè stava ritornando a casa da quelle parti.

Attraversammo a gran velocità dei villaggi che sembravano la scena di un film western, una strada polverosa con le casette ai lati chiuse da palizzate dove scorazzavano animali da cortile.






In uno di questi, ricordo un vecchietto che stava lentamente attraversando la strada e al nostro soppraggiungere a forte velocità fece uno scatto degno di un centometrista per mettersi al sicuro.

Moltissime case erano ridotte ad un cumulo di macerie, ( le esplosioni della notte precedente e di molte altre notti), si vedevano molti maiali morti abbandonati e coperti da un velo di brina, carcasse di auto crivellate di colpi o sepolte sotto le rovine, carri armati abbandonati, ogni tanto faceva capolino qualche militare armato fino ai denti, ma nessuno ci importunò.





In un cortile, semidistrutta fra le macerie, vidi una BMW, appartenuta ad un giornalista italiano di cui si parlava molto alla televisione in quei giorni e si vedevano le immagini di questa macchina che riconobbi subito tanto le avevo viste; non ricordo più quale epilogo ebbe la storia del giornalista.




Arrivati nel villaggio dei bellunesi, offrimmo del caffè al capovillaggio, ( là il caffé era introvabile e preziosa merce di scambio), lui ci ricambiò con dello slivovitz eccellente e si offrì di accompagnarci fino a una città dove si era combattuto molto e c'erano state anche molte vittime civili.

Durante il percorso raccontò dei figli che lavoravano in Italia, raccontò dei problemi a salvare il poco che possedevano, insidiato " dai nostri di giorno e dagli altri la notte" disse, raccontò del benessere raggiunto fino a pochi mesi prima e del precipizio in cui erano caduti.

In quella zona i villaggi erano situati nella pianura del fiume Sava e disposti a macchia di leopardo: un villaggio serbo, a poca distanza un villaggio ungherese, poi un villaggio croato e un villaggio musulmano, per secoli erano convissuti in pace, in pochi mesi invece il baratro, disse, però, che l'etnia bellunese andava d'accordo con tutti e non c'erano grandi risentimenti.

In un paesino semidistrutto incontrammo un altro "bellunese" in divisa, seduto accanto ad un carro armato, ( che ci chiese se eravamo in grado di metterlo in moto, poiché l' avevano catturato ai serbi la notte precedente e non lo conoscevano, evidentemente non ci passò nemmeno per l'anticamera del cervello di esaudire la sua richiesta anche se fossimo stati in grado).




Mi accorsi subito che c'era come un'ombra nei confronti del suo paesano e ne ebbi la spiegazione quando raccontò che pochi giorni prima aveva portato per una decina di Km ,sulle spalle, il figlio che era stato ferito in battaglia e ad alta voce perché sentisse il suo paesano disse: "Ora è il momento di restare qua e combattere e non di cercare fortuna in Italia e poi tornare qua a comandare", da questo compresi che le ferite da rimarginare sarebbero state molte e dolorose, perché gli strascichi sarebbero durati per lungo tempo.

Termino con questa considerazione e il seguito in un prossimo post.

03/12/08

gli alberi



Quando, girando per i boschi, passo sotto una pianta secolare, mi fermo e ho la sensazione di qualcosa di misterioso che mi avvolge.


Sotto i vecchi rami, mi sento protetto, e sereno, poi, sento il fluire del tempo che mi attraversa.


Sento che là è rimasta un po' dell' anima di tutti coloro che nel corso dei secoli si sono soffermati all'ombra della pianta e, forse nessuno lo sa, ma la pianta assorbe e imprigiona il tuo stato d'animo, le tue speranze, i tuoi dispiaceri e le tue gioie e senza bisogno di parole.


La pianta maestosa, ha visto nel corso di molti secoli il susseguirsi di eserciti che portavano fame , distruzione e dolore.
Ha visto il ciclico arrivo di epidemie che facevano strage di interi popoli e spesso, queste malattie erano al seguito degli eserciti.


Ha visto il trascorrere di anni buoni e meno buoni , condizioni atmosferiche avverse ed altre positive per i raccolti.


Tra i suoi rami milioni di uccelli si sono posati e hanno nidificato, trillando a tutto spiano all'arrivo di centinaia di primavere rallegrando il viandante.


La pianta trattiene anche il chiasso di molte generazioni di fanciulli che sotto le fronde o arrampicandosi sui rami hanno passato dei momenti felici.


Nell'essenza della pianta, sono rimasti anche i sussurri , i sospiri e i palpiti dei giovani che si affacciavano alla vita adulta e protetti dall'albero si scambiavano le prime tenerezze.


Nella ruvida scorza è rimasto anche il dolore di colui che è dovuto partire per cercare un futuro migliore per la sua famiglia e prima di andare, inconsapevolmente passa per un ultimo saluto all'albero magico; è racchiuso anche il dolore di chi ha perduto una parte della sua anima con la morte di una persona cara e in solitudine si avvicina alla pianta in cerca di conforto e non si rende conto che la pianta sa e capisce e trattiene.


Tutte queste sensazioni le sento sprigionare sotto le fronde dell'albero centenario; e quando una pianta così viene abbattuta, sento che con la sua morte se ne va anche un po' di storia dell'umanità intera e la linfa che continua a scorrere mi rende partecipe dell'essenza dell'albero che se ne va per sempre e con la linfa, anche tutti i dolori e le speranze e i ricordi che erano imprigionati e muoiono definitivamente, dopo decine e decine di anni dalla loro sepoltura, anche le persone che alla pianta avevano aperto il loro cuore.


Dedico queste righe a tutti gli amici che amano e rispettano la natura.

4 dicembre











Domani 4 dicembre,



raggiungo un importante traguardo: sono 63!



In quel pomeriggio di un freddo dicembre, la guerra era finita da 7 mesi; in Italia non c'era ancora la Costituzione, ma vigeva lo Statuto Albertino, regnava ancora il re Vittorio Emanuele III e il governo dimissionario era retto ancora per meno di una settimana da Ferruccio Parri a cui sarebbe seguito il I° governo De Gasperi. Alla radio, ( per la televisione ci sarebbero voluti ancora 9 anni), Nella Colombo cantava: "sola me ne vo per la città - passo tra la gente che non sa..."



In Russia, Giuseppe Stalin era ancora saldamente al potere e, dall'altra parte dell'oceano il presidente era Harry Truman e proprio quel giorno il senato degli Stati Uniti approvava la partecipazione degli USA alle Nazioni Unite, mentre in India il Mahatma Ghandi comunicava a tutti gli uomini il suo messaggio di pace.



In Vaticano il papa Pio XII impartiva teatralmente le sue apostoliche benedizioni alzando lo sguardo ispirato al cielo e allargando le braccia come un Cristo pronto a spiccare il volo e con una voce che ricordo limpida e squillante declamava la formula del rito;





poi le ore si susseguirono copiosamente e:




" Omnia ferunt,ultima necat "