30/06/09

il maggiociondolo


Il "maggiociondolo", o "laburnum anagyroides" pianta molto velenosa, appartiene alla famiglia delle "leguminosae", è un arbusto alto dai quattro ai sei metri che cresce ai margini delle radure in posizione soleggiata fino verso i 2.000 m/slm.
La corteccia è liscia di colore bruno-verdaceo, le foglie sono elittiche e da maggio a giugno si ricopre di grappoli di fiori color oro,





questi grappoli di fiori ricordano le fioriture del glicine, i frutti del maggiociondolo si sviluppano in baccelli e come tutte le parti della pianta contengono la "citisina" dal forte potere venefico.
Il maggiociondolo nelle Prealpi bellunesi, viene adoperato come siepe di confine fra le varie proprietà, il legno durissimo di elevato potere calorico si usa come legna da ardere, per le sue caratteristiche di durezza, si utilizza per fabbricare i denti dei rastrelli,

ed inoltre per costruire strumenti musicali a fiato;
si utilizzava anche al posto dei chiodi per legare le travi e le coperture dei tetti.
Per la sua flessibilità, veniva usato per costruire la cavezze (anelli di legno elittici) da mettere al collo delle vacche e delle capre.

Le piante di maggiociondolo dotate di un esteso sviluppo radicale, si usavano pure, per consolidare le scarpate e i pendii ripidi.

16/06/09

Giornata Internazionale del Rifugiato



Il 20 giugno si celebra la Giornata Internazionale del Rifugiato.
Dedichiamo almeno un pensiero ai 22 milioni di persone che si trovano in questa condizione.




...noi abbiamo dato la vita
il lavoro è incompiuto, non possiamo ancora calcolare il senso
di quattro, cinquemila anime.
Siamo solo ossa disperse,
ma siamo possesso vostro;
siete voi ormai che dovrete precisare
il valore delle ossa disperse,
decidere se la vita nostra
se ne è andata per
la libertà,
la vittoria,
la speranza
o per nulla...

( di Anwar Chairil- traduzione di Alessandro Bausani)

10/06/09

la beffa


Partigiani


Dopo l'8 settembre 1943, la provincia di Belluno venne annessa alla Germania nella regione Alpenvorland che comprendeva le province di Bolzano, Trento e Belluno, subito dopo l'8 settembre si era costituito un primo nucleo di partigiani che si era via via ingrossato col passare dei mesi.
I tedeschi, dopo le prime azioni militari dei partigiani cominciarono con le rappresaglie nei confronti della popolazione civile, con le impiccagioni, le sevizie, le fucilazioni dei partigiani, ( o anche solo presunti tali), che riuscivano a catturare.
Agli inizi del giugno 1944, nelle carceri della città di Belluno, erano detenuti due importanti comandanti partigiani, uno era il comandante delle formazioni militari del CNL l'altro un mio carissimo maestro ed amico del quale ho già parlato in post dal titolo: i vincitori
Sapendo che sicuramente il processo si sarebbe concluso con una condanna a morte, decisero di liberare i prigionieri politici con un'audace azione di sorpresa.
L'operazione era stata studiata minuziosamente, un partigiano, accompagnando la sorella del mio amico in visita al fratello, si era perfino introdotto nel carcere rimanendovi tre ore, in preda all'angoscia, poiché come prigioniero politico per otto anni, aveva girato tutte le carceri della penisola e qualche guardia avrebbe potuto riconoscerlo, con le conseguenze che è facile immaginare.
Il 15 giugno 1944 decisero di agire.
All'operazione, parteciparono una trentina di patrioti, una parte nascosta nei paraggi del carcere a protezione dei compagni, mentre undici partigiani, alcuni con le divise tedesche simulando una scorta di detenuti.
Il piantone del carcere, appena visti i" tedeschi" che urlano con voce gutturale, apre immediatamente il portone.
Velocemente tutte le guardie vengono neutralizzate, i fili del telefono strappati e ben 73 prigionieri politici vengono inaspettatamente restituiti alla montagna, alla libertà ed alla vita.


Fine della guerra

L'azione conosciuta come " la beffa di Baldenich ( dal nome del carcere)" ebbe un effetto molto deprimente sui tedeschi, che già erano molto scossi in quanto sapevano che ad ogni passo, ad ogni curva e in ogni momento i partigiani potevano colpire, mentre quest'audace azione convinse molti giovani a salire in montagna a fianco dei partigiani così numerosi che molti vennero respinti nell'impossibilità di armarli tutti.
Un anno dopo, il 1° maggio 1945, in provincia di Belluno i tedeschi si arresero alle formazioni partigiane, unico caso in Europa in cui i nazisti trattarono la resa non con gli Alleati, ma direttamente con i Partigiani.


la resa dei tedeschi

(Quanto scritto in questo post, è frutto del racconto di alcuni protagonisti di questo episodio, inoltre da quanto documentato nel libro:"La spàsema" di Giuseppe Gaddi, Nuovi Sentieri editore)

06/06/09

cos'è la libertà?


Cos'è la Libertà?
Pozzo dei desideri?
O piuttosto occuparsi,
dopo gli altri, di sé?
(Vladimir Kornilov)

02/06/09

giglio martagone



giglio martagone




Santuario dei santi Vittore e Corona( secolo XI), la scalinata è opera dell' architetto feltrino Segusini.

Durante una pausa di un paio d' ore a Feltre (provincia di Belluno), sono andato a visitare il santuario posto sulle pendici del monte Miesna in una zona stupendamente panoramica.

La chiesa dei santi Vittore e Corona
Il santuario risale all' XI° secolo, custodisce le ossa dei santi Vittore e Corona, martiri del II° secolo le cui spoglie vennero portate a Feltre dai crociati di ritorno dalla Siria.
Lo stile del santuario è romanico con influenze bizantine,ornato da preziosi affreschi di scuola giottesca.

trono in pietra
la volta affrescata (scuola giottesca)

vista dell'interno del santuario
Durante la ripida salita lungo un sentiero lastricato nel bosco che porta al santuario, grande è stata la mia sorpresa per la copiosa fioritura di gigli martagoni, che mai avevo visto così numerosi ai lati del sentiero.



Il "giglio martagone" appartiene alla famiglia delle "liliaceae".
Dal bulbo cresce un fusto eretto alto da 40 a 90 cm. e anche oltre, le foglie sono lanceolate, i fiori pendenti generalmente violacei con delle macchie più intense, emanano un odore intenso e poco gradevole; fiorisce da fine maggio a luglio ad un' altitudine compresa fra i 400 e i 2.400 m/slm, nei boschi cespugliosi e sui prati di montagna, in un' area che va dai Pirenei fino alla Siberia ed anche in Giappone; in Italia presente sulle Alpi e sugli Appennini; è una specie protetta!



Si narra che gli alchimisti spagnoli dal polline di questi stupendi gigli, ricavessero una tintura che sotto l' influsso del pianeta Marte, avrebbe trasformato in oro il piombo, posso affermare, che per fotografarli, sono venuto a contatto con gli stami che mi hanno lasciato delle vistose e persistenti macchie color zafferano sugli abiti, per mia sfortuna gli abiti non si sono trasformati in oro, ma sono stato costretto a lavarli, tanto erano tenaci le macchie.

Quando il fiore del mattino pesante s'inclina,
e il torpore del mezzogiorno cala sulla foresta muta...
(R.Tagore)