30/09/09

ripensamento?

Ringrazio tutti per l'incoraggiamento a continuare che mi ha veramente commosso, ho delle forti perplessità al riguardo, non essendo caduti i motivi per i quali avevo deciso di smettere, mentre prendo ancora un po' di tempo per riflettere, pubblico qualcuno dei post che mi sembra fossero meglio riusciti.
Chiedo scusa per non aver dato prova di fermezza.

Questa è una storia un po' cruda, ma quanto descritto, purtroppo, è veramente successo nella prima metà degli anni 50.



Un mio amico e coetaneo, all'età di circa sei anni, durante l'estate, si trovava con i familiari per la fienagione in una radura spersa fra i boschi; la fatalità volle che il poveretto fosse punto da una vespa o un calabrone sul glande del pisellino e tale puntura, gli causò la chiusura del canale uretrale.



Il piccino non venne portato dal medico, probabilmente a causa della mancanza di denaro per pagare il professionista, ma da una signora che risolse il problema con un ago arroventato, praticando un forellino a fianco dell'ostruzione.



Fu così che, da allora, il fanciullo per l'operazione di liberare la vescica impiegava una decina di minuti .



Abitavamo in un paese di alta montagna e in quegli anni la neve ci visitava frequentemente; il mio amico era il primo che andava alla messa mattutina e le tracce del suo passaggio spiccavano sulla neve fresca in una lunga e sottile linea gialla in quelle ore antelucane nel paese deserto e addormentato con una misera lampadina dalla luce molto fioca ogni cinquantina metri per l'illuminazione, poi col passare degli anni, le tracce non portavano più verso la chiesa, ma si perdevano nei dintorni delle osterie, dove lui annegava la solitudine, infine una ventina di anni or sono, la cirrosi gli regalò la pace.



Ora, quando ritorno al paese, passo a fare il giro del cimitero per un ricordo dei molti che mi hanno preceduto e ogni volta rivedo il sorriso ,un po' triste, del mio sfortunato amico.



Ancora non riesco a capacitarmi di quanto fosse dura la vita in montagna e come imperasse la miseria fino agli anni sessanta, quando, finalmente, con il boom economico il benessere arrivò anche lassù.


21/09/09

il tramonto dell'estate



...dove l'acqua sogna,
dove l'acqua muta
finisce sulla pietra...
(Antonio Machado)


... e un brivido percosse la terra...
... che accoglie un sole smarrito...
(Vincenzo Cardarelli)


...hanno vissuto una splendida estate,
muoiono nella luce beata
dell'estate che muore.
(Diego Valeri)

19/09/09

tristezza


tristezza per i soldati morti in terra lontana,
ma tristezza
per le vittime civili vittime della stessa mano;
tristezza per i giovani schiantati in auto di ritorno dalla discoteca,
ma tristezza per il barbone morto di stenti , di freddo e di fame all'angolo della strada, pianto da nessuno;
tristezza per l'imprenditore schiantato in autostrada, vittima della velocità e degli impegni pressanti,
ma tristezza per l'operaio che questa sera non ritornerà a casa vittima sul lavoro;
tristezza profonda per le centinaia di vittime in fondo al mare, in fuga dalla fame e dalla guerra, alla ricerca di un futuro e di una speranza, ma respinte da una società opulenta e indifferente;
tristezza per il familiare deceduto in ospedale in giovane età a causa di un male incurabile, ma profonda tristezza per i bambini vittime della carestia e della guerra, morti di sete o di mannaia in un deserto o nel profondo di una foresta.
Infine profonda tristezza per tutti coloro che muoiono soli ed abbandonati senza funerali di stato, respinti da tutti, senza aver avuto una possibilità.

18/09/09

dedica


ad una persona speciale

Se dai un pesce a un uomo,
egli si ciberà una volta.


Ma se tu gli insegni a pescare,
egli si nutrirà per tutta la vita.


Se fai progetti per un anno,
semina del grano.


Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni,
pianta un albero.


Se essi abbracciano cento anni,
istruisci il popolo.

Seminando grano una volta,
ti assicuri un raccolto.


Se pianti un albero,
tu farai dieci raccolti.

Istruendo il popolo,
tu raccoglierai cento volte.

(Kuang-Tsen)

14/09/09

autunno


Autunno.Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti...





..ecco la sera e spiove


...un tempo era d'estate...







...ricordi
eccoli già apparire
melanconici e muti...

omaggio a Vincenzo Cardarelli

07/09/09

sere d'estate







Quando ero ragazzo, mi piacevano le fresche sere estive, seduto su una panca assieme ad un paio di amici, accanto ad un anziano combattente della prima guerra mondiale.

Questo signore era una miniera di informazioni, anche, se forse, a scuola non era andato oltre la seconda elementare, era nato nel 1878.

Passavamo molte sere in sua compagnia e mentre il crepuscolo cedeva alle ombre della notte, con voce pacata ci raccontava sempre qualcosa di interessante, ma molto di frequente si stava anche in silenzio.

Di fronte a noi si stagliavano i profili delle montagne, spesso illuminati da bagliori e quando gli chiedevo come mai ci fossero dei lampi nel cielo stellato e non si sentissero i tuoni, mi rispondeva che quelli erano gli "starluk" del bel tempo, solo anni dopo, ho capito che erano i lampi di violenti temporali estivi che si scaricavano sulla laguna veneta, oltre le montagne a un centinaio di kilometri di distanza.

In quelle sere si avvertiva un forte calore umano nel villaggio buio e silenzioso, il buio era rotto da una modesta lampada da venticinque candele, attorno alla quale volavano le nottole a caccia d'insetti, tale lampada era posta all'angolo di un'abitazione, disponeva di un l'interruttore di ceramica per accendere la sera e spegnere la mattina, onde risparmiare corrente elettrica e quella era tutta l'illuminazione pubblica in quella parte del villaggio; il buio era rotto anche dal bagliore dei lampi lontani e dal lampeggiare delle lucciole nel prato dove era stata tagliata l'erba e la sera era intrisa del profumo intenso del fieno fresco, un profumo che ormai raramente capita di godere ed il silenzio era spezzato, ogni tanto, dallo schiocco caratteristico del chiavistello di qualche porta che si apriva cigolando,
poi da qualche donna che alzava la voce rimbrottando il suo vecchio, dagli scoppi di risa di bambini lontani, che ancora giocavano e , a volte, dal muggito di qualche vacca; più raramente il canto del gufo, un po' lugubre.

Questo signore era un fedele lettore della "Domenica del Corriere" e ci raccontava il mondo visto dal giornale.

Si dichiarava non credente e questo in un paese di montagna era una grave pecca, ma lui sosteneva che dio non esiste e che il mondo era governato dai vénti, erano i venti, sosteneva, che regolavano il clima della terra, portando la pioggia, o la siccità, oppure l'abbondanza e quelle allora, io intriso di religione, le credevo delle eresie, poi con il passare degli anni, mi sono dovuto anche ricredere.

A volte parlava di politica asserendo che: "un buon socialismo ci vuole"; non vedeva di buon occhio i socialdemocratici di Saragat che lui chiamava " i socialisti del papa", ma il nemico per lui era la Democrazia Cristiana da lui nominata "Democràssia cristiana".

Altre volte, ma molto raramente rispetto ad altri reduci della prima guerra mondiale, ci narrava qualche episodio della vita di soldato nella Grande Guerra, da lui combattuta sulle montagne e quando era già alla soglia dei quarant'anni.

In guerra venne ferito e ricoverato all'ospedale, l'unica occasione in cui rimase a letto alcuni giorni, poi per altri cinquant'anni non conobbe un solo giorno di malessere.

Alla fine degli anni sessanta, quando io già conoscevo la vita dell'emigrante, durante una visita in paese, passai a salutarlo e lo trovai a letto, lucido come sempre, ma a letto e ci rimase per tre giorni, poi l'oblio alla soglia dei novant'anni.

Ricordo sempre con nostalgia quella panca e sento ancora quelle voci sussurrate, ma ormai, solo nei ricordi.

03/09/09

ricordo del Toni B.


Girava per il paese quasi sempre sbraitando contro i monelli che lo facevano arrabbiare urlando BUUUMM.
Era un personaggio caratteristico, credo fosse nato tra la fine dell'800 e i primi del 900, si dichiarava comunista in un paese dove la DC aveva percentuali bulgare, nella sua povera casa in un quadro teneva l'epigrafe di Giuseppe Stalin morto una decina di anni prima inoltre era molto orgoglioso di un paio di libri molto vecchi, probabilmente del 700 che erano scritti con la effe per esse come diceva lui.
Si chiamava Toni e dichiarava di essere lui l'inventore della bomba atonica come la chiamava e per questo motivo noi ragazzacci urlavamo bum quando lo intravedevamo.
Era molto suggestionabile e con una certa cattiveria tutti lo facevano arrabbiare, era sufficiente che una persona di cui lui aveva fiducia intavolasse qualche argomento strano per infiammarlo e qualche altro poi contestava le sue argomentazioni, perché perdesse le staffe e incominciasse ad urlare.
Oggi il comportamento tenuto da tutti nei suoi confronti non sarebbe assolutamente accettabile, ma cinquant'anni fa nessuno pensava di fargli del male facendolo arrabbiare.
Toni era molto attento alle innovazioni tecnologiche e ispirato da qualcuno, una volta decise di inventare il paracadute, salì con un grosso ombrello sul tetto di una chiesetta, il problema sorse, raccontano, quando gli mancò il coraggio di saltare da un'altezza di tre/quattro metri, ma titubante arretrò e purtroppo scivolò oltre l'orlo, forse saltando l'ombrello avrebbe un po' ammortizzato la caduta, ma scivolando lungo il muro rimase impigliato a mezz'aria in uno spuntone sporgente, poi la caduta rovinosa dopo lo strappo del vestito impigliato, con grande sollazzo di coloro che assistevano all'invenzione del paracadute.
Durante la guerra andò a lavorare per i tedeschi con l'organizzazione Todt come erano costretti a fare tutti gli uomini che non erano in guerra, tutti sapevano che il Toni era antifascista e qualche imbecille, mentre si arrampicavano sulla montagna dove scavavano delle gallerie, pensò bene di attaccargli un gagliardetto fascista sulla cassetta di dinamite che portava sulle spalle, quando si accorse del simbolo fascista, perse la testa e scagliò la cassetta lontano, per sua fortuna anche i tedeschi lo conoscevano e ridevano di lui e si limitarono a prenderlo a calcioni finché recuperò la cassa.
Ci sarebbe da riempire un volume di duemila pagine con le sue avventure inesauribili, ma mi limiterò a raccontare ancora due aneddoti.
Venne un tempo che si interessò delle proprietà curative delle erbe, però si infuriava se qualcuno gli diceva che era botanico, perché sosteneva che il botanico costruiva le botti, mentre un intenditore di erbe era un erbivoro.
Capitò che una sera mentre era all'osteria, entrò nel locale un "moleta" ( termine col quale si definiva un arrotino ambulante), il moleta ed il Toni cominciarono a conversare e Toni, che in quel periodo era interessato alle erbe, sciorinò tutto il suo sapere, mentre il moleta ascoltava con grande interesse e ad un certo punto della conversazione l'arrotino guardando il Toni con rispetto gli disse" ma allora voi siete un botanico!"
All'esplosione d'ira del Toni il poveretto guadagnò velocemente l'uscita terrorizzato, lui non sapeva la differenza tra botanico ed erbivoro inoltre non sapeva nemmeno che la persona che aveva di fronte era assolutamente innocua.
Per finire, negli anni sessanta edificarono un ospedale nella vicina cittadina e il nostro amico era diventato un cliente, un po' per i malanni dell'età, un po' perché un primario si divertiva con lui e un po' perché all'ospedale rimediava qualche attenzione; in quelli anni cominciarono a circolare le prime radio a transistor e lui era stato uno dei primi ad acquistarne una e girava per il paese con questa voluminosa radio.
Un giorno che non si sentiva troppo bene in salute, andò al posto telefonico pubblico e chiamò un'ambulanza per farsi ricoverare all'ospedale, solo che quando giunse all'ospedale si accorse di essersi dimenticato la radio a casa, fu così che si autodimise,con la corriera, (così si chiamava l'autobus a quei tempi), tornò a casa, recuperò la radio e con la corriera tornò all'ospedale per il ricovero d'urgenza.
A distanza di tanti anni, Toni è sempre ben presente nei miei ricordi, ( molto numerosi a suo riguardo), anch'io qualche volta gli ho mancato di rispetto,e ora me ne dolgo, ma ora ho una sensibilità diversa, spero che se il suo spirito vaga da qualche parte, non me ne abbia e si faccia un sorriso per questi miei ricordi.