30/04/09

1° MAGGIO

IL LAVORO





Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra,
che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche,
voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.

(Kahlil Gibran : sul lavoro)



Un omaggio a tutto il mondo del lavoro, in particolare al lavoro delle donne, indispensabile, umile, faticoso e spesso non riconosciuto.

24/04/09

25 aprile

Sulla sabbia e sulla neve
io scrivo il tuo nome...
(Paul Eluard)


... e presi a ricominciare la mia vita
per il potere di una parola
scritta in silenzio.
Libertà
(Blais De Otero)



Sul rinnovato vigore
sullo scomparso pericolo
sulla speranza senza ricordo
io scrivo il tuo nome

E per la forza di una parola
io ricomincio la mia vita
sono nato per conoscerti
per nominarti
Libertà
(Paul Eluard)


25 Aprile 1945

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.
(Pietro Calamandrei)

22/04/09

bonsai

Qualche immagine dei miei bonsai.
Dopo quattro anni, qualcuno comincia ad essere grazioso

Giorno di primavera:
si perde lo sguardo
in un giardino largo tre piedi.

(Masoaka Shiki)

Questo frassino è uno dei miei preferiti, raccolto quattro anni or sono su una pietra, è rimasto esattamente come era in natura; raccolto in una località che mi rammenta intensamente emozioni e voci di amici che non ci sono più.
Il Grande Mattino:
tra i pini soffiano
venti antichi.

(Uejima Onitsura)

Anche questo boschetto di abeti è una delle mie prime creazioni, Gli abeti li ho raccolti vicino ad una malga, erano destinati alle lame del decespugliatore.

Fiori di pruno:
è un' estasi
la mia primavera.

(Kobayashi Issa)



Un'ultima immagine: un melo in splendida fioritura.

In questo mondo
contempliamo i fiori;
sotto, l' inferno.
(Kobayashi Issa)

21/04/09

il burchiello



...ed entra, fiume nuovo uscito dalle sue ceneri
nei luoghi dove opera la primavera
...
(Mario Luzi)


Ieri ho partecipato ad una gita straordinaria organizzata da un gruppo sportivo, la meta era la Riviera del Brenta per una visita alle ville Venete e viaggio lungo il fiume col burchiello.
I burchielli erano delle tipiche imbarcazioni di legno, risalenti al medioevo, che collegavano Venezia e Padova per il trasporto di passeggeri.
Dotate di cabina per i viaggiatori, avanzavano a remi, sospinte dalle correnti o trainate da cavalli
.
Bella la descrizione del burchiello fatta da Carlo Goldoni e dice: Musa cantiam del Padovan Burchiello, la deliziosa, comoda vettura, in cui per Brenta viaggiasi bel bello, dal gel difesi e dall' estiva arsura.... Parlo di quel vaghissimo Naviglio di specchi, intagli e di pitture ornato, che ogni venti minuti avanza un miglio, da buon Rimurchio, e da Cavai tirato

I burchielli erano frequentati da nobili, dame, prelati, cicisbei, avventurieri, artisti , scrittori ed altra varia umanità, a bordo i passeggeri si godevano la "dolce vita", mentre solcavano il fiume per raggiungere le oltre cinquanta stupende e ricche ville della nobiltà veneta che si affacciano alla Riviera del Brenta.
Del burchiello scrissero oltre al Goldoni già citato, pure Casanova, Byron, Goethe, Montaigne ed altri.
La prima stupenda villa che abbiamo visitato, è stata Villa Pisani a Stra.
Edificata tra il 1720 ed il 1760 per celebrare i fasti del doge Alvise Pisani



Villa Pisani con due burchielli

La villa progettata da Girolamo Frigimelica che vi lavorò assieme all'architetto Francesco Maria Preti, è composta da 114 stanze, un grandissimo parco e un famoso labirinto lungo cinque chilometri.
Nella sala del ballo, sul soffitto, un capolavoro del Tiepolo dal titolo: "L' apoteosi dei Pisani"
Nel 1807 gli eredi del doge Pisani oberati dai debiti causati dal vizio del gioco, cedettero la villa a Napoleone Buonaparte che la donò al figliastro Eugenio, viceré d'Italia, alla caduta dell' impero francese, la villa divenne proprietà della Casa Imperiale Austriaca, in seguito nel 1866 con l'annessione del Veneto all'Italia, diventò proprietà dello Stato, non fu più abitata e venne trasformata in museo,
Nel 1934 la Villa Pisani, fu la sede del primo incontro fra Hitler e Mussolini.

il parco di Villa Pisani, in fondo le scuderie


uno stupendo pavone all'interno del parco
nel parco una statua nella fontana
Al termine della visita alla villa, siamo saliti su una motonave che sostituisce i burchielli dei secoli scorsi, stupendi gli scorci che si ammirano lungo il fiume.
il fiume Brenta


svasso al decollo





una delle tante ville
e sotto: anche questa navigava





sotto: il pescatore



Da Padova alla laguna veneta, ci sono circa 12 metri di dislivello, una volta molto disagevoli per la navigazione, oggi vengono superati utilizzando quattro chiuse, le motonavi entrano nel bacino, viene fatta defluire l'acqua e il battello si abbassa di circa tre metri e prosegue poi la navigazione verso il mare, mentre in senso inverso, dopo l'ingresso nel bacino, l'acqua viene fatta affluire ed il battello si alza di tre metri e può proseguire lungo il corso superiore del Brenta.

dalla motonave su cui mi trovavo io, si vede il bacino con la motonave che era davanti già più bassa di tre metri, dopo vengono aperte le paratie a valle ed il battello può proseguire, indi si richiudono le paratie, viene nuovamente riempito il bacino, il mio battello avanza, dopo l'apertura delle paratie a monte, quando il battello è nel bacino, richiudono, fanno defluire l'acqua e riaprono le paratie a valle.
Tutta l'operazione, complicata a descrivere dura pochi minuti.

Molto interessante anche l'apertura dei ponti che si trovano lungo il fiume, alcuni sono manovrati elettricamente, altri sono manovrati manualmente, alcuni si alzano, altri ruotano, altri ancora corrono su cremagliera.
Molto interessante la fauna acquatica, famigliole di anatre, di svassi, di oche e molte scenette di vita quotidiana che si scorgono navigando.
Incredibile il numero delle ville, ognuna diversa dall' altra e ognuna che gareggiava in opulenza con le altre, in memoria di secoli di commerci, di guerre e di rapine, che hanno reso ricca la borghesia di Venezia nel corso di oltre mezzo millennio nel quale ha dominato con abilità, buona parte del Mediterraneo
.
Due burchielli alla fine del viaggio alla Malcontenta

Villa Foscari detta : La Malcontenta

e per finire, "Transit umbra, lux permanet" questo motto scritto sulla clessidra a Villa Widmann, sia un augurio per tutti.

...e c' è lui fiume
ne libra intimamente il senso.
C'è questo,
c'è prodigiosamente.

(Mario Luzi)

17/04/09

il luppolo



Compilando le schede sui fiori di Primavera, ho notato che la maggior parte dei fiori che escono alla fine dell'inverno sono molto belli, ma velenosi.
Ho deciso pertanto di pubblicare anche qualche scheda sulle piante di bosco commestibili, (una richiesta di Artemisia è poi arrivata al momento opportuno); mi limito solo a quelle che crescono copiose e la cui raccolta non arreca danno alla natura, ne conosco anche delle altre che non raccolgo, perché sono abbastanza rare e preferisco ammirarle durante le mie escursioni.
In questa scheda parlo del "Luppolo - Humulus lupulus" .
Il luppolo è un rampicante molto diffuso, si trova nelle siepi ombrose ed umide, le sue foglie assomigliano a quelle della vite,

si arrampica avvolgendosi lungo le piante fino a cinque metri di altezza.
Una curiosità: Nel dialetto della mia infanzia la pianta del luppolo era conosciuta come "vigna mata" oppure viligon (plurale viligoi) cioè qualcosa che lega; fino agli anni 50, molti dei miei paesani giravano l' Italia come seggiolai ambulanti, quando parlavano fra di loro, perché gli estranei non capissero e non si intromettessero nei loro discorsi, usavano un gergo chiamato "scapelament del conza" , in questo gergo le parole venivano storpiate ad esempio: padrone, "paron" in dialetto si trasformava in "rompa" portando la sillaba iniziale alla fine della parola,
poi moltissime erano le allusioni in genere spiritose, ad esempio il prete veniva chiamato "el sgorla", cioè "lo scrolla", perchè scrollava le tasche dei fedeli in cerca di monete.
Dopo tanto divagare arrivo a "viligoi" che era il termine con cui si chiamavano i carabinieri, dal nome dialettale del luppolo per la sua caratteristica di legare le piante.
Nel dialetto bellunese e anche veneto. il germogli del luppolo sono conosciuti come "bruscandoi", si raccolgono a primavera, quando raggiungono l'altezza di uno o due metri e si strappa il germoglio lungo una decina di centimetri.
Questi germogli vengono lessati circa dieci/dodici minuti, poi si usano per fare delle frittate eccezionali (si mescolano nell'uovo sbattuto), si utilizzano pure per fare dei risotti e, in tal caso, non occorre sbollentarli ma si soffriggono dopo aver fatto appassire la cipolla, anche i risotti acquistano un sapore delicato; si possono mettere anche nel minestrone oppure lessati e conditi in insalata,.
Le proprietà curative dei germogli per merito particolarmente della "luppolina" sono molteplici, in quanto la luppolina esercita sull'organismo un'azione calmante e leggermente narcotica, inoltre provoca effetti lassativi e di depurazione del sangue e del fegato.
Poi particolare importante: Il luppolo è usato nella produzione della birra, alla quale dona il gusto amaro e l'aroma, inoltre per le sue proprietà antibatteriche, agisce da conservante naturale e poi da consistenza alla schiuma.
Un' umile pianta, ma preziosissima per i suoi benefici e facile da trovare per la sua grande diffusione.

15/04/09

Daphne mezereum o fior di stecco


Un arbusto molto bello che fiorisce quando ancora ci sono chiazze di neve è il " Daphne mezereum" conosciuto anche come " Fior di stecco" della famiglia delle "Thymelaeaceae".
Fioritura da febbraio a maggio, i fiori di color rosa carico hanno un profumo molto intenso e fiorisce quando ancora non ci sono le foglie, da qui il nome Fior di stecco..
La pianta arriva fino al metro ed oltre di altezza e cresce nell'intrico del bosco.
La pianta è velenosa a causa della corteccia molto acre e provoca bruciore e gonfiore, ( ne so qualcosa quando vidi il mezereo la prima volta e volli portare a casa un ramo fiorito, ma a causa della sua forte resistenza a spezzarsi, tentai di asportarlo con i denti, non consiglio di ripetere l'operazione, sono rimasto mezza giornata con la bocca intorpidita).
Se ingerito in forte quantità provoca delirio e colasso seguiti dalla morte.
Dopo la fioritura appaiono le foglie a forma di pera, e poi delle bacche che contengono un solo seme, molto velenoso, assolutamente da non ingerire.


11/04/09

or, ora

or, ora
l'Aurora
dai sandali d'oro...
(Saffo)


A tutti l'augurio di giornate serene.

09/04/09

Erithronium


Un altro graziosissimo fiore che si affaccia a primavera è: l' Erythronium dens canis della famiglia delle Liliacee.
Purtroppo la scheda è scarna, perché sono riuscito a reperire poche informazioni su questo bellissimo fiore.
E' una pianta perenne il cui nome volgare è: dente di cane probabilmente a causa della forma dei tepali, che ricordano gli aguzzi denti dei cani ed è una pianta che nasce da bulbo.
Il colore dei tepali, varia dal bianco, al rosato, al violaceo.
Le foglie sono maculate, l'altezza è di circa 10/20 cm.; fiorisce in marzo/ aprile nei boschi di latifoglie e nelle radure: cresce fino a circa 700 m. slm.
E' comune nelle regioni dell' Italia Settentrionale, raro in Italia Centrale ed assente nel Sud Italia. Non è velenosa, ma quando viene raccolta appassisce in pochissimo tempo, pertanto si raccomanda di godere della sua bellezza lasciandola nel suo ambiente.

08/04/09

L' Aquila 6 aprile


Di queste case
non è rimasto
che qualche brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto....
(Giuseppe Ungaretti)


In memoria di tante vite spezzate
dalla furia della natura e, forse anche, dalla cupidigia degli uomini.




05/04/09

duecentomila e c'ero anch' io





Manifestazione della CGIL a Roma.
Negli ultimi trent'anni, credo di aver partecipato a tutte le grandi manifestazioni nazionali, da quelle per la pace e contro l'abolizione della " scala mobile" degli anno 80, organizzate dal PCI, a quelle dell'ultimo decennio organizzate dalla CGIL .
Anche ieri ero presente al Circo Massimo.
In questa occasione per due pullman di pensionati partiti dalla estrema periferia del nord-est d'Italia, anziché viaggiare per due notti consecutive, come avveniva solitamente, era stata prevista dagli organizzatori, una notte in albergo ad Orvieto; scelta molto opportuna, perché per la maggior parte del centinaio di pensionati partecipanti,(fra i quali c'erano anche persone molto anziane che però non volevano mancare, consapevoli dei momenti pesanti, che stanno passando i lavoratori ed i pensionati), una notte intera di viaggio, poi la manifestazione con i disagi delle ore trascorse in piedi o camminando, infine il lungo viaggio di ritorno, questi sono strapazzi pesanti per chi non è più da troppo tempo negli " anni verdi".
Non ostante la notte in albergo a 120 km. da Roma, la sveglia è suonata in ore antelucane, erano le quattro e mezza, perché la partenza, inizialmente prevista alle sei, era stata anticipata di mezzora, in quanto da notizie che circolavano, sembrava che ai pullman dei manifestanti, fosse consentito l'ingresso a Roma solo prima delle ore sette.
Alle cinque del mattino in autostrada, si snodava una fila continua di torpedoni con destinazione Roma e, nelle prime luce dell'alba, durante le fasi di sorpasso, attraverso i vetri si scorgevano le siluette delle persone addormentate, solo qualcuno che ci faceva gesti di saluto con la mano; poi una particolarità che avevo già notato il giorno precedente: i grossi Tir che fino a pochi mesi prima occupavano senza soluzione di continuità la corsia di destra dell'autostrada, erano in numero incredibilmente inferiore e la stessa situazione nelle aree di sosta e questo era un modo tangibile e preoccupante di capire la gravità della crisi in atto, anche se l'ottimismo di cui sono pieni i telegiornali vorrebbe far credere il contrario.
Pochi camions che circolano, se da un lato sono una boccata di aria pulita in più e come sarebbe più vivibile il Paese se la maggior parte dei trasporti viaggiassero con la ferrovia, dall'altro fanno presagire che la produzione industriale è ferma e che non c'è scambio di prodotti, cioè fabbriche in crisi e posti di lavoro in meno e famiglie senza futuro.
Dopo queste considerazioni, continuo col mio viaggio.
Il nostro punto di raccolta era Piazzale dei Partigiani, dove siamo giunti già verso le sette e mezzo, poi la lunga attesa della partenza del corteo e infine via verso il Circo Massimo, eravamo arrivati fra i primi in piazza e ci trovavamo tra gli ultimi a partire, così abbiamo deciso di rimontare il corteo passando all'esterno, in questo modo abbiamo avuto la possibilità di incontrare Dario Franceschini il segretario del Partito Democratico;



è stato un incontro che ci ha fatto molto piacere, dopo mesi di indecisione il maggior partito di opposizione faceva finalmente una scelta di campo, decidendo che il suo posto era fra i lavoratori.
Siamo arrivati fra i primi al Circo Massimo e in tal modo abbiamo avuto la possibilità di assistere all'ingresso dei cinque cortei.
Incredibile la pacatezza, la civiltà e la serenità delle centinaia di migliaia di persone, molti giovani di origine africana orgogliosamente avvolti nelle rosse bandiere della CGIL,

molte le donne di origine extraeuropea con bambini su passeggini ornati di bandiere rosse, moltissimi operai visibilmente provati a causa una notte di viaggio iniziato al termine di una giornata di lavoro, ma hanno voluto esserci per testimoniare il loro dissenso alle scelte scellerate che vengono fatte a scapito dei più deboli.
Un esponente ai vertici delle istituzioni ha dichiarato che si trattava di "una scampagnata in più", un altro ha parlato di "inutili carnevalate" un membro del governo, molti anni or sono esponete della sinistra del Partito Socialista, ha parlato di rispetto per i manifestanti, anche se "la manifestazione è fallita", per carità di patria tralascio i commenti del capo della "banda Bassotti".
Purtroppo per accordi presi con le autorità di sfollare progressivamente dalla città con i pullman, poiché eravamo fra i più distanti da Roma, siamo anche stati fra i primi a lasciare la manifestazione ed incominciare il lungo viaggio di ritorno.
Stanchi, ma contenti di avere visto un paio di milioni di persone che, come noi, non si sentivano degnamente rappresentati dai signori seduti al vertice.
Duecentomila manifestanti dichiarava la questura, orgoglioso di essere uno dei duecentomila, un paio di milioni in più, un paio di milioni in meno per approssimazione.


Dedico queste righe alle mie carissime amiche Angela e Chiara, impossibilitate a presenziare fisicamente, ma presenti col cuore.