31/07/09

cinque torri d'averau





Le Cinque Torri viste dal rifugio Scoiattoli, stazione d'arrivo della seggiovia.
(NB: cliccando sulle foto è possibile una visione molto più dettagliata)

Da Cortina d'Ampezzo guardando verso sud-ovest si notano stagliate contro il cielo cinque guglie che sembrano sorgere da una collina, si tratta delle Cinque Torri d'Averau, i resti di un'antichissima frana caduta dal monte Averau, in verità le guglie sono più di cinque, ma cinque è il numero che si conta a distanza.
Viste da vicino, sono delle ardite pareti , palestre di roccia ideali per qualsiasi tipo di arrampicata per un dislivello da trenta a centosessanta metri.
La maggiore delle torri a 2.361m/slm è composta da due cime, si chiama "La Torre Grande" alta circa 160 metri scalata la prima volta nel 1880 una cima da G. Wall e G. Ghedina e da L. Tropow e Sepp Innerkofler l'altra.
Le altre vette più note sono "La Torre Romana","La Torre del Barancio", "La Torre Lusy", " La Torre Quarta" e "La Torre Inglese".
Nella primavera del 2004 è crollata per cause naturali la "Torre Trephor" alta 30 metri, attualmente le Torri sono sotto osservazione per pericolo di ulteriori crolli, in vetta alla "Torre Inglese" è stato installato un sistema satellitare che segnala ogni minimo spostamento, mentre numerosi sensori avvertono qualsiasi variazione avvenga.
Nel corso della Grande Guerra, anche nella zona delle Cinque Torri, considerate seconda linea, erano installati dei cannoni che battevano le montagne circostanti, occupate dall'esercito austro-ungarico; anche il re d'Italia Vittorio Emanuele III frequentò diverse volte la zona durante la guerra.
Attualmente sono state restaurate le opere militari: caverne, trincee, postazioni varie in un museo all'aperto con delle ricostruzioni suggestive e realistiche di come vivevano i soldati durante la guerra in montagna.
La visita al museo è gratuita,

ricostruzione museale di scene di vita durante la grande guerra

alla portata di tutti, bambini compresi e il sito museale è raggiungibile anche con una comoda seggiovia cabinata che parte a poca distanza dal passo Falzarego.
Il panorama che si apre a 360° sulle Dolomiti dalle Cinque Torri è di una bellezza stupefacente.

Le Cinque Torri a destra la Torre Inglese


fra le Cinque Torri, i resti di frane.


percorrendo una difficile parete;
una particolarità del posto: data la conformazione dei luoghi è possibile assistere alle arrampicate da pochi metri di distanza, mentre lo scalatore si trova in parete a diverse decine di metri d'altezza

ragazza impegnata in parete

rododendri, sullo sfondo la Torre Inglese

25/07/09

Uomini e alberi


Trovare inaspettatamente in libreria il nuovo libro di un amico è motivo di grande soddisfazione, quando poi nel libro si narra anche di episodi che mi toccano da molto vicino, la soddisfazione è ancora più grande; metti poi che il libro tratti di uomini ed alberi, argomento che per un montanaro è la vita quotidiana, l' appagamento raggiunge l'apice.
Il titolo del libro è: "Uomini e alberi" e, nella presentazione, l'autore scrive: " Gli alberi sono presenze vive, segni - spesso antichi - di storie e di memorie".
L'autore è Toni Sirena, giornalista e scrittore, nato in una famiglia di Partigiani, il padre Aldo gestiva l'Agenzia Einaudi e la madre Tina Merlin era la corrispondente de "l'Unità", nota per la sua denuncia relativa al pericolo rappresentato dalla diga del Vajont; le sue deduzioni si rivelarono poi drammaticamente vere.

Il libro fa parte della collana " Percorsi della memoria", Edizioni CIERRE.

Dal capitolo: "Il castagno cannibale", alcuni passaggi:

...questo evento straordinario che si è materializzato sopra una radura di Sitran d'Alpago giusto sull' orlo di un burrone.
Chissà come, un castagno s'è mangiato una bicicletta. La bici è un ferrovecchio, l'albero ha 80 anni. Sono cresciuti insieme, hanno condiviso tempi belli e tempi brutti, giovinezza e maturità, nuvole e cieli azzurri, nevi e siccità.
La bicicletta si è fatta ramo e tronco, l'albero ha avviluppato il ferrame.

(foto di Gian Paolo Perona, tratta dal libro)



...si danno nel paese le seguenti ipotesi. O forse storie.
Storia numero 1.
Il povero soldato andò alla guerra, lasciò la sua bicicletta appoggiata e non tornò più.
Cadde forse ignoto. Il bosco lo pianse e si curò della sua bicicletta, abbracciandosela.
A perenne memoria, è un monumento al milite ignoto.
Storia numero 2.
C'era una volta un contadino che amava le biciclette. Comprarsene una era il suo sogno.
Risparmia e risparmia , riuscì a mettere insieme un gruzzolo e si comprò felice una bicicletta nuova fiammante.
Ci teneva cos' tanto, che non la usava, per non sporcarla, rovinarla. Non la usò mai in tutta la sua vita, ogni tanto usciva di casa a rimirarsela.
Poi morì.
La bicicletta restò lì, lui non aveva eredi, un albero se la prese.
Morale della favola: il contadino conosceva il valore d'uso, ma non il valore di scambio.
Sarebbe come il Pljushkin delle "Anime morte" di Gogol.
Storia numero 3.
Fu solo uno scherzo. Qualcuno prese la bicicletta a un amico e la nascose. Tutto qui. se ne sarà poi dimenticato. O l'aveva nascosta così bene che neanche lui riuscì a ritrovarla. La vittima dello scherzo si sarà disperata assai.
A rigor di logica, nessuna di queste storie è vera.
Non poteva essere né un soldato né un contadino né un burlone.
Perché quella è una bicicletta da donna e non si sono mai visti, ottanta anni fa ( l'età dell'albero quindi anche della bicicletta), soldati e contadini andare in giro con una bicicletta da donna.
Non era un povero soldato, ma una povera donna. Diciamo di più.
Quella donna non era povera, aveva i soldi per comprarsi una cosa all'epoca preziosa...

... qualcuno con la bicicletta è arrivato fin qui, dietro il cimitero di Sitran, sull'orlo del burrone dove vien su una bava dal lago di Santa Croce che d'inverno te la raccomando.
Qui si che puoi diventare una statua di ghiaccio...


(foto di Gian Paolo Perona, tratta dal libro)


Dicono che nelle notti di luna piena si senta laggiù nel bosco dietro il cimitero un cigolio: è l'albero che pedala.



24/07/09

riflessi nel laghetto


La Tofana di Rozes vista dalle Cinque Torri


...quelle argentee pareti dureranno,
sia che l'uomo le scali oppur le schivi,
fin che ghiaccio ricopra i monti intorno.

da: Il mio paese di Albrecht Haushofer




La Tofana di Rozes riflessa nel laghetto di Bai de Dones

22/07/09

missing


tante escursioni nei boschi
.... usciva di casa una sera di quattro anni fa il mio compagno di tante escursioni: Brick e da quella sera è sparito nel nulla, sono passati quattro anni, ma ti penso sempre Brick....


che divertimento rotolare nella sabbia calda dopo un bagno ristoratore.



all'università di Chambery
e infine scomparso nella sera...


CIAO BRICK, AMICO MIO.

20/07/09

festa unità


Il prato della "Festa de l'Unità"

Sulle Prealpi Bellunesi da metà luglio a ferragosto, tutte le domeniche si svolge un'apprezzata "Festa de l'Unità", è una tradizione che dura ininterrottamente da quarantun'anni.
Questa festa è famosa per la qualità dei piatti tradizionali e per i prezzi estremamente contenuti.

la grigliata


nella foto sopra: "il pastin" un prodotto tipico bellunese

si prepara la base per il risotto con i funghi



si versa la farina...



infine 45 minuti di cottura
...e BUON APPETITO!

15/07/09

Monte Grappa


Campanelline sul Monte Grappa.


Il Massiccio del Monte Grappa fa parte delle Prealpi Venete e si trova al confine tra le province di Belluno,Treviso e Vicenza, l'altezza raggiunge i 1775 m/slm.
Nel novembre del 1917,dopo la sconfitta di Caporetto, il Monte Grappa diventò il baluardo della difesa italiana e fu teatro di sanguinose battaglie,

panorama dall'ex Cimitero austriaco verso il Col Moschin


poiché era l'ultimo ostacolo, aggirato il quale i soldati austroungarici, stremati dalla fame,sarebbero potuti dilagare nella ricca Pianura Padana.

la Cima Grappa vista dal Monte Pertica


A riprova di quanto terribile fu la guerra fra quei monti, basta pensare che nel cimitero italiano e austroungarico posto sulla cima, sono inumati 12.615 caduti di cui ben 10.332 sono soldati ignoti.

il Sacrario


Fra le lapidi di bronzo che ricordano i caduti di quella orribile guerra, si trova anche la lapide di un ragazzo di nome Peter Pan.

Peter Pan


Non fu solamente la Grande Guerra che inondò di sangue quelle montagne, ma anche nel corso della seconda guerra mondiale ci furono episodi di tremenda brutalità ad opera dei nazisti e delle "Fiamme bianche" dell'ex "Guardia nazionale repubblicana", durante un rastrellamento dal 20 al 26 settembre 1944, vide circa 10.000 tedeschi contro circa 2.000 Partigiani delle brigate Garibaldi-Garemi e circa la metà dei Partigiani persero la vita.
Il 26 settembre 1944 a Bassano del Grappa, 31 giovani vennero impiccati ad opera delle "Fiamme bianche", volontari fascisti di neppure 18 anni.
Non mi soffermo sugli episodi efferati di cui furono protagonisti i giovani fascisti, ma che risultano documentati.

Monte Grappa Libertà


In questa grotta, durante il rastrellamento del 20/26 settembre 1944,vennero bruciati vivi col lanciafiamme 7 Partigiani

07/07/09

le Tre Cime di Lavaredo

Fra le montagne più conosciute al mondo, sicuramente un posto d'onore spetta alle Tre Cime Di Lavaredo,( Drei Zinnen in tedesco); queste tre guglie che svettano verso il sole con un dislivello di circa 500 metri dalla base.
I loro nomi: La Cima Ovest alta 2.792 m/slm; La Grande di Lavaredo 2.999 m/slm e la Cima Piccola di 2.857 m/slm, della Cima Piccola fanno parte anche due guglie che sono la Punta Frida di 2.792m. e la Cima Piccolissima di 2.700 m.
Il gruppo delle Tre Cime si trova al confine tra i comuni di Auronzo ( provincia di Belluno) e Dobbiaco in provincia di Bolzano.
Si narra che nei tempi antichi, in seguito a dispute sul confine fra le due comunità, per dirimere la questione si stabilì che il confine sarebbe stato posto nel punto dove si sarebbero incontrate due vecchie partite a piedi dai rispettivi paesi all'alba, al canto del gallo.
La furba vecchietta di Auronzo, non vista dai giudici sorveglianti di Dobbiaco, nel pieno della notte, fece cantare il gallo pungendolo con un ferro da calza, appena il gallo cantò, la vecchia partì percorrendo più strada dell'avversaria e situando così il confine fra i due comuni più a nord.
L'episodio è ricordato dal comune di Auronzo nel cui stemma si trova un gallo.
Le Tre Cime si raggiungono in auto fino al rifugio Auronzo, da Misurina lungo una strada asfaltata a pedaggio lunga circa sette km. e a piedi dalla Val Rienza, oppure dalla Val Fiscalina.
La vetta della Cima Grande fu raggiunta nel 1869 dal viennese Paul Grohmann assieme a Salcher e Innerkoffler, Innerkoffler e George Plonner nel 1879 conquistarono la Cima Ovest, infine Michele e Joahnn Innerkoffler nel 1881 violarono la Piccola.
Nel 1933 Emilio Comici assieme a Giuseppe ed Angelo Dimai scalarono la strapiombante parete nord della Grande che era ritenuta inaccessibile, poi tutti i migliori alpinisti si cimentarono con le Tre Cime aprendo delle nuove vie al limite dell'impossibile.

02/07/09

clandestini e ronde


...mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai! Ma come posso mangiare e bere se ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete? Eppure mangio e bevo...
(Bertold Brecht)


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti

ed io non dissi niente perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

(Bertold Brecht)

Chi ancora è vivo non dica: mai!


Liberi dalla vergogna
liberi dalla paura
liberi di vivere
è un tuo diritto essere qui ---

[ R. Miles ]