26/09/08

GASTARBEITER


Nato in un paesino della montagna bellunese, poco più che adolescente, si prospettò per me la necessità della ricerca di un posto di lavoro, lavoro che poi trovai in una grossa azienda di Monaco di Baviera posta a circa metà strada fra Monaco e Dachau
Lo stipendio, rispetto agli standard italiani dell’epoca, era per me soddisfacente, anche perché ebbi la fortuna di essere impiegato in un reparto di alta specializzazione.
Il problema era l’alloggio; all’esterno della fabbrica esistevano delle baracche che probabilmente risalivano all’epoca della seconda guerra mondiale, in tali baracche (simili a quelle che tutti conoscono per averle viste in mille film sui campi di concentramento), erano state ricavate una trentina di camere, in ogni camera erano alloggiate cinque persone, (quattro letti a castello e una brandina singola), cinque armadietti metallici e un fornello dove tutti cucinavano, e vista la varietà della provenienza degli ospiti da varie regioni italiane, anche gli aromi dei pasti erano diversificati e impregnavano il vestiario di essenze di aglio, peperoncino cipolla, ragù, wurstel ecc.
All’estremità di ogni baracca si trovavano i servizi igienici costituiti da due gabinetti e due docce e lavabo; le docce erogavano acqua calda solo il sabato mattina dalle ore 10 alle 12 e dovevano servire a 150 persone. Ora, a distanza di tanti anni, mi capita di riflettere su cosa potevano pensare i bavaresi quando qualcuno di noi passava loro vicino vista la nostra igiene molto approssimativa…
Molti dei miei paesani erano da sempre dovuti emigrare , e dai racconti di molti di loro la situazione era analoga in ogni cantiere situato in ogni angolo del mondo. A questo punto mi domando come facciamo ora a vedere nelle persone che vengono a cercare un po’ di benessere nel nostro paese, non delle creature più sfortunate di noi e che ripercorrono la stessa strada che anche noi abbiamo percorso fino a pochi anni fa, ma dei nemici da combattere e ci rivolgiamo a partiti politici xenofobi affinché creino degli argini contro questa invasione che minaccia il nostro raggiunto benessere. Abbiamo la memoria molto corta a volte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo quello che dici, ma abbiamo davvero la memoria corta. Il passato non si radica più nelle nostre menti e quindi non ci isnegna più niente... Giulia

Anonimo ha detto...

Innanzittutto grazie per quello che hai scritto sul mio blog. Sei stato molto gentile.
Poi riguardo al tuo post, mi hai commosso perchè anche io mi sono trasferita al Nord italia con tutta la mia famiglia e ho vissuto l'emarginazione. I piemontesi non amavano molto noi meridionali, allora. Oggi ho notato che sono proprio i meridionali ad avercela con gli extracomunitari. Abbiamo proprio la memoria corta...Ciao a presto giò

julo d. ha detto...

Le nostre terre sono state per secoli terre di emigrazione. Io ho parenti stretti (zii, cugini, ma anche un fratello e un cognato) sparsi per il mondo. E anche se è vero che l'emigrazione italiana odierna è diversa da quella degli anni 50 e 60, non è che dove vai siano tutte rose e fiori!

Eppure pare proprio che la maggioranza degli italiani se ne sia dimenticata. Forse è solo un riflesso psicologico, o forse è il fatto che chi è qui adesso è perché non ha dovuto emigrare prima.

Comunque è molto triste.
Pace e benedizione
Julo d.

marina ha detto...

Questo ricordo è così umano e le tue parole sono così prive di retorica che posso solo commuovermi e ringraziare
marina
PS:Sei stato una felice scoperta! E chi ti molla più!