Ad un anno di distanza dal precedente post, pubblico nuovamente un omaggio a quel grande uomo ed eroe che è stato Guido Rossa.
"Ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità.
Io ho fatto il mio dovere e ho riferito quanto ho visto"
Voglio rendere omaggio ad un eroe dei nostri tempi: Guido Rossa.
Caduto sotto il piombo delle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979.
Con il suo sacrificio si determinò una rottura fra le Brigate Rosse e la classe operaia all'interno delle fabbriche, dove le Brigate Rosse non trovarono più accoglienza e la storia di quei tristi anni cambiò.
Medaglia d'oro al valor civile
«Sindacalista componente del consiglio di fabbrica di un importante stabilimento industriale, costante nell'impegno a difesa delle istituzioni democratiche e dei più alti ideali di libertà. Pur consapevole dei pericoli cui andava incontro, non esitava a collaborare a fini di giustizia nella lotta contro il terrorismo e cadeva sotto i colpi d'arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da appartenenti ad organizzazioni eversive. Mirabile esempio di spirito civico e di non comune coraggio spinti fino all'estremo sacrificio.
Genova, 24 gennaio 1979.»
Guido Rossa era stato un fortissimo scalatore, ma volle rinunciare all' "andar sui sassi", amareggiato dallo scarso impegno sociale di molti rocciatori; molto toccante questa lettera di addio all'alpinismo che pubblico col consenso della figlia: l' Onorevole Sabina Rossa.
Caro Ottavio
L' indifferenza, il qualunquismo e l'ambizione che dominano nell'ambiente alpinistico in genere, ma soprattutto in quello genovese, sono tra le squallide cose che mi lasciano scendere senza rimpianto la famosa lizza della mia stazione alpina.
Da parecchi anni ormai mi ritrovo sempre più spesso a predicare agli amici, l' assoluta necessità di trovare un valido interesse nell'esistenza, che si contrapponga a quello quasi inutile ( e non nascondiamocelo, forse anche a noi stessi) dell'andar sui sassi.
Che ci liberi dal vizio di quella droga che da troppi anni ci fa sognare e credere semidei o superuomini chiusi nel nostro solidale egoismo, unici abitanti di un pianeta senza problemi sociali, fatto di liscie e sterili pareti sulle quali possiamo misurare il nostro orgoglio virile, il nostro coraggio, per poi raggiungere (meritato) un paradiso di vette pulite, perfette e scintillanti di netta concezione tolemaica, dove per un attimo o per sempre, possiamo dimenticare di essere gli abitati di un mondo colmo di soprusi e di ingiustizie, di un mondo dove un abitante su tre vive in uno stato di fame cronica, due su tre sono sottoalimentati e dove su sessanta milioni di morti all' anno, quaranta muoiono di fame!
Per questo penso, anche noi dobbiamo finalmente scendere giù in mezzo agli uomini a lottare con loro, allargando fra tutti gli uomini la nostra solidarietà che porti al raggiungimento di una maggiore giusizia sociale, che lasci una traccia, un segno, tra gli uomini di tutti i giorni e ci aiuti a rendere valida l' esistenza nostra e dei nostri figli.
Ma probabilmente queste prediche le rivolgo soprattutto a me stesso, perché anche se fin dall' età della ragione l'amore per la giustizia sociale e per i diritti dell' uomo sono stati per me il motivo dominante, fin' ora ho speso pochissime delle mie forze per attuare qualche cosa di buono in questo senso (......).
L'Italia con i suoi gravi contrasti presenta una situazione politica particolare (......), io penso che il compito nostro non sia quello di elaborare modelli della società (.....).
Da poco mi hanno eletto con regolari votazioni delegato di reparto. Inizia qui e probabilmente finisce la mia carriera di sindacalista.
Avrei voluto rimanerne fuori, ma mi hanno messo alle strette, dico che parlarne solo non basta! E fin dal primo giorno sono partito all'attacco, tanto per tre o quattro anni non potranno buttarmi fuori....
Genova, 15 febbraio 1970
Io levo gli occhi verso le montagne...