
Nelle maggior parte delle abitazioni delle Alpi Venete, fino agli anni sessanta ed oltre, il combustibile utilizzato per il riscaldamento e per cucinare, era costituito dalla legna.
L'approvigionamento della legna, cominciava a primavera, quando, generalmente dopo Pasqua, la neve si scioglieva e consentiva il ritorno nei boschi .
Alla fine dell'inverno, nei boschi di larice, nei terreni di proprietà del Comune, cominciava la raccolta de rami secchi caduti sotto il peso della neve o dalle torsioni dovute al vento marzolino.

Quasi tutti coloro che passavano per i boschi, portavano la roncola, qualche spezzone di filo di ferro ed una corda; si raccoglievano i rami secchi che venivano legati in fascine, poi al ritorno si portavano a casa, " ram da vent" erano chiamati.
In quel periodo i boschi erano incantatevoli, fra le chiazze di neve che resistevano nelle zone in ombra , si vedevano le impronte degli abitanti del bosco, lepri, volpi, gatti selvatici, uccelli,

Nei siti più soleggiati si intravvedevano le prime macchie di colore, dal bianco dei bucanevi al giallo intenso delle primule, poi il viola delle pervinche, il verde pisello dell'eleboro e il rosa delle chiazze di erica.
Tipico di quel periodo il rumore cupo del vento, un mormorio pesante che si sente prima distante , poi le prime raffiche che curvano i larici e gli abeti fra gli schiocchi dei rami secchi che si spezzano e cadono e il caratteristico cigolio delle piante che sfregano fra di loro; un ricordo vivido che conservo di quei momenti è il senso di euforia che si prova quando le raffiche sono forti.
Poi il vento primaverile trascina con se il profumo della resina assieme al profumo della terra che dopo il gelo intenso, comincia a vivere e si ha il senso della vita che continua.