30/11/09

il castello


il castello di Predjama,
l'ultima finestra a sinistra:
è il sito di meditazione di Erasmo Lueger
colpito dal lancio di proietto di catapulta,
la ricostruzione di una catapulta in basso al centro della foto.





Dopo la visita delle grotte di san Canziano e pranzato in un ristorante della zona, ( i prezzi dei ristoranti in Slovenia sono modici), abbiamo proseguito per visitare il castello di Predjama o Castel Lueghi, (Grad Preddjama in sloveno).
Spettacolare il colpo d'occhio sul castello che appare dopo una curva sulla strada a nove km da Postumia.
Il castello si materializza infossato in una grotta gigantesca,





a ridosso di una parete a picco di 123 metri, unico esemplare di castello in una grotta in tutto il mondo
. Le origini del castello risalgono al XIII secolo, si tratta di un edificio su più piani di epoche diverse, il castello è famoso per essere appartenuto a Erasmo di Luegh, un signorotto locale dedito al brigantaggio, reso nobile nel 1478 dal Granduca Federico III d'Ausburgo per i servizi resi da Erasmo . In seguito,durante un conflitto fra gli Ausburgo ed il re d'Ungheria, Erasmo parteggiò per gli ungheresi . I rapporti con Federico III si ruppero per avere il cavaliere Erasmo Lueger assassinato un maresciallo della corte degli Ausburgo, dopo il misfatto Erasmo si trincerò
il ponte levatoio


nel suo covo e cominciò a depredare le carovane dei commercianti facendo così infuriare l'imperatore austriaco; le truppe austriache assediarono la rocca durante l'inverno e la primavera del 1484, ma venivano sbeffeggiati dagli assediati, quando dopo lunghi mesi d'assedio, dal castello, che ormai doveva essere allo stremo, cominciarono, invece, a piovere sugli assedianti quarti di bue arrosto, ortaggi di vario genere e perfino ceste di ciliegie fresche.
Nelle viscere della montagna, alle spalle della rocca, uno sviluppo di grotte carsiche collegate al fiume Vipacco, permetteva agli uomini di Erasmo di uscire di nascosto e fare rifornimento di viveri nelle campagne circostanti. Tutto terminò con il tradimento di un servitore di Erasmo; il cavaliere era uso a svolgere le sue funzioni corporali alla sera e mentre era assiso sul trono concentrato nel momento del bisogno, il traditore segnalò la presenza di Erasmo nel gabinetto,




la porta in fondo è la saletta del trono dove Erasmo perse la vita
a destra della porta palle di pietra per catapulta


palle di pietra per catapulta




una palla di pietra lanciata da una catapulta colpì Erasmo alla testa uccidendolo all'istante.
Il cavaliere-brigante, venne sepolto nelle vicinanze del castello, in prossimità di una chiesetta tardo-gotica del XV* secolo, secondo la leggenda, la sua amata fece piantare sul sepolcro un tiglio che ancora oggi, gigantesco, protegge le spoglie di Erasmo. Indimenticabile la visita del castello e delle grotte, nel castello è visibile una pietà del 1420,




interessanti le varie sale che mostrano come si viveva in un castello nel medioevo,

la sala da pranzo



il cappellano


letto






notturno

una visita singolare di un sito straordinario, unico nel mondo



24/11/09

grotte di san Canziano-Skocjanske Jame


dal Belvedere: la dolina di Skocian in una foto estiva di tre anni fa


Vorrei suggerire per una gita, due posti molto suggestivi a pochi km di distanza uno dall'altro.
Si trovano sul Carso, in Slovenia.
Si tratta delle grotte di san Canziano e del castello di Predjama.
Le grotte di san Canziano ( nel 1986 tutelate dall' Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità e dal 1999 nell'elenco della Convenzione di Ramsar come area umida sotterranea più vasta del mondo).

dal Belvedere: il fondo della dolina dove il fiume Reka si inabissa

Le grotte sono percorse dal fiume Reka, uno dei fiumi più misteriosi del mondo; il Reka nasce nel gruppo del monte Nevoso e dopo un percorso di 55 km. si inabissa nelle grotte di san Canziano (Skocianske Jame in sloveno), dove dopo un tratto di 2500 metri e 25 cascate scompare nelle viscere della terra e dopo una quarantina di km di percorso sotterraneo sconosciuto, riemerge come fiume Timavo formando tre sorgenti nei pressi di san Giovanni a Duino, a pochi km da Trieste, sfociando poi, dopo un paio di km, nel golfo di Trieste, guadagnando così la palma di fiume più corto d'Italia.
La visita ( con guida) di un paio di km dura circa un'ora e mezzo, nelle grotte la temperatura è costante di 12°, a causa dell'umidità e delle infiltrazioni d'acqua è consigliabile visitarle con delle robuste calzature ai piedi e giacca a vento.
Nella prima parte si visitano le "grotte del silenzio",

nelle grotte

ricchissime di stalattiti e di stalagmiti dalle forme meravigliose e di molteplici colori,


spettacolari concrezioni multicolori


fra le quali una stalagmite denominata il Gigante alta 15 metri che si calcola siano stai neccessari 250.000 anni di accumulo di concrezioni calcaree per la sua formazione.


stalagmiti



Nella seconda parte si entra



nella grandiosa e indimenticabile " Grotta del rumore",




dalle grotte del silenzio, si entra nelle grotte del rumore

così chiamata causa il frastuono causato nel profondo dell'abisso dal fiume Rieka.
Tale grotta alta 100 metri e larga 60 è attraversata a 45 metri d'altezza da un ardito ponte.




a 45 metri di altezza un ardito ponte

Dopo questa grotta il Reka sprofonda nel mistero.




il fiume Reka sprofonda nel mistero, le luci verdi sono le luci del camminamento
(foto tratta dal sito ufficiale)




Proseguendo verso l'uscita attraverso altre meraviglie, infine si arriva nell'ultima grotta dove finalmente arriva la luce del giorno, questa vastissima grotta dalle pareti alte 160 metri con un diametro di 300 dà verso l'uscita , un sentiero, all'aperto, con vista spettacolare sul fiume porta ad un ascensore per la risalita verso il centro visitatori.
Dal centro visitatori seguendo un suggestivo sentiero in un bosco dopo un paio di centinaia di metri si arriva al Belvedere, con straordinaria vista della dolina e del villaggio dalla parte opposta.

dal Belvedere brume a san Canziano


PS: Uno dei prossimi post sarà dedicato al misterioso castello di Predjama

18/11/09

FERMATEVI !

VOGLIONO RUBARCI ANCHE L'ACQUA CHE BEVIAMO PER DARLA IN MONOPOLIO ALLE MULTINAZIONAI:
FERMATEVI !!!!!




dalla terra nasce l'acqua, dall'acqua nasce l'anima...

è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e quant'altro...
è dolce, salata, salmastra
è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia


è piacere e paura, nemica ed amica
è confine ed infinito
è cambiamento e immutabilità
ricordo ed oblio
Eraclito
... una cascata spumosa
s'appende ai fianchi del monte
Li Po

Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
che mi ha visto nascere e crescere
Giuseppe Ungaretti
è la canzone dell'acqua
è una cosa eterna.
E' la linfa profonda
che fa maturare i campi
...
Garcia Lorca


L'ACQUA E' VITA,
L'ACQUA E' DI TUTTI,
NON PERMETTIAMO CHE CE LA RAPININO !
FERMIAMOLI !


16/11/09

Piazza del Popolo





Roma, sabato 14 novembre 2009




Piazza del Popolo


eravamo in centomila uniti per far sentire anche la nostra voce assieme a tanti, troppi, lavoratori senza un futuro, perché le aziende chiudono, perché il capitale porta i suoi interessi in altri angoli del mondo, indifferente alle migliaia di famiglie a cui viene sottratta la speranza ,di famiglie che dalla sera alla mattina si ritrovano senza reddito con i mutui da pagare, perché gli avevano fatto credere che i soldi si trovavano facilmente; questi lavoratori si erano illusi di poter finalmente diventare proprietari di una casupola e di mandare i figli all'università, con grossi sacrifici, ma perché con l'istruzione potessero avere un futuro migliore dei loro genitori; tutto questo e molto altro è stato brutalmente cancellato.
Una domanda, per me, resta senza risposta:
Perché in piazza c'era solo la CGIL e mancavano gli altri sindacati?


08/11/09

la colonia


Tanti e tanti anni fa vivevo in un paesino di montagna a mille metri s.l.m., l'economia del paese era basata sul lavoro degli ultimi seggiolai ambulanti, ( lavoro tradizionale del paese) e sul lavoro dei minatori, anche questo era un lavoro tradizionale, poiché alla base del monte su cui sorgeva il paese, si trovava una miniera di pirite cuprifera, miniera che esisteva sicuramente fin dall'inizio del 1400, ma quasi sicuramente estraevano il minerale già qualche centinaio d'anni prima.
Era questa la più importante miniera di pirite della Serenissima da cui ricavava il ferro, il rame e lo zolfo.
Tale miniera era in concessione alla Montecatini dal 1910 fino al 1962 anno della definitiva chiusura.
Tutti gli anni in quel dopoguerra, la Montecatini mandava in colonia sulla Riviera Romagnola i figli degli operai, così anch'io mi feci le tre settimane di colonia marina.
Ricordo bene che non volevo allontanarmi dalla mia famiglia e per rendere meno pesante il distacco, mi venivano magnificate le bellezze del mare, mi raccontavano che nel mare terminavano la loro corsa le acque di tutti i fiumi e mi raccontavano che sopra il mare volavano gli aerei, così nella mia mente di fanciullo immaginavo una distesa d'acqua alimentata da una enorme cascata nella quale era confluita l'acqua di tutti i fiumi e sopra questa cascata come mosche, volavano gli aerei, poi venne il tempo della delusione quando mi accorsi che la grande cascata non esisteva.
Arrivò poi il giorno della partenza, quando lasciai il paesello con un grande magone e benché avessi solo sei anni , ricordo che in una scatoletta vuota di magnesia "San Pellegrino", mi ero portato un pugnetto di terra del mio paese, arrivati alla stazioncina vicino alla miniera io ed i miei compagni venimmo presi in consegna dall'infermiere della miniera, poi il primo viaggio in treno sul trenino elettrico della Montecatini fino alla stazione delle Ferrovie dello Stato.
Poi ricordo la grossa locomotiva a vapore che entrava in stazione sbuffando, avvolta in un cappa di fumo nero e di sibillante vapore.
Saliti sulle carrozze con i sedili di legno di terza classe, continuò l'avventura verso paesi sconosciuti: la stazione di Padova, poi Bologna e infine Rimini destinazione colonia Italia, ( e negli anni seguenti anche la contigua colonia Aurora)

Le tre settimane di soggiorno le ricordo come un periodo di lacrime per la nostalgia di casa, a tale proposito una cartolina ricevuta da mia madre che per lungo tempo ho portato sotto la camicetta a contatto con la pelle; ricordo le fritture di pesce che mangiavo con gusto, era un piatto sconosciuto sul desco di una famiglia che viveva sulle Dolomiti, poi ricordo qualche giocoliere che ci divertiva con le sue magie e qualche film che veniva proiettato all'aperto.
La "signorina" che ci accolse era una maestrina e si chiamava Ada Negri, negli anni successivi quando a scuola imparai una poesia di Ada Negri, mi sentii inorgoglito pensando fosse della mia "signorina", ignoravo che la poetessa era deceduta qualche anno prima.
Imparai dei nuovi giochi da fare in spiaggia con i tappi delle bibite o costruire i castelli di sabbia.
Quando il tempo era clemente si faceva il bagno e le passeggiate sull'arenile.
Una tragedia per me si verificò una notte quando mi svegliai con il sangue di naso e nella luce fioca del camerone cercai il fazzoletto per tamponare il sangue e macchiai il giubbino celeste della Montecatini, venni sgridato dalla "signorina" per essermi sporcato di sangue e ritenni che non meritavo affatto il rimprovero per un evento che non era in mio potere controllare, sono passati diversi decenni ormai, ma quel rimprovero l'ho sempre considerato una vera ingiustizia.
Altro ricordo vivido: la luna rossa, enorme che si alzava dal mare, ai miei occhi di bambino, quella luna era enorme perché ero molto più vicino alla luna rispetto al paese; poi le canzoni che ci facevano cantare la sera, una era " La montanara" che mi piaceva moltissimo poiché mi riportava sulle mie montagne e l'altra sulle note di " Addio mia bella addio..." faceva:
" Colonia Italia addio,
sola rimani qua,
Ti lascio il cuore mio
per l'anno che verrà.

Lo zaino è preparato
ed il resto l'ho con me.
ed allo spuntar del sole
io partirò da te".

Così venne il tempo dell'agognato ritorno a casa, il lungo viaggio sui treni arroventati dal sole e trainati da ansimanti locomotive con il fumo del carbone che entrava dai finestrini e faceva lacrimare gli occhi, la sete feroce attutita bevendo qualche sorso dal lavabo in bagno anche se una placca di ottone attorno al cannello ammoniva: acqua non potabile.
Infine di nuovo a casa con tante cose da raccontare ai familiari ed agli amici che ancora non conoscevano il treno ed il mare.
Ho ancora ben presente nella memoria quando appena ritornato a casa mi guardavo attorno con occhi meravigliati nel vedere come in tre settimane la natura fosse così rigogliosa e di come fossero cresciute così tanto le piante di fagiolo, avevo meno di sette anni.

03/11/09

4 novembre 1918


Sono ormai passati 91 anni dalla fine della "Grande Guerra", ma a distanza di tanto tempo sulle Dolomiti continuano a riaffiorare cadaveri insepolti di soldati che persero la vita in quella immane tragedia, giovani che venivano mandati al massacro da generali incapaci e crudeli, generali per i quali la vita umana (degli altri) aveva meno valore della vita di una mosca; i racconti degli anziani che quella guerra l'avevano combattuta mi hanno accompagnato durante la mia infanzia segnandomi profondamente, allora in occasione del quattro novembre un pensiero a tanta gioventù sotto maciullata dalla guerra sotto tante bandiere e tanti preti benedicentiCentra e un urlo disperato: Basta con le guerre!
Non ci sono guerre giuste quando in tanti angoli del mondo dove si combatte le vittime sono civili, bambini, donne, anziani, gente inerme...


BASTA CON LE GUERRE!








Veglia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani...
(Giuseppe Ungaretti)


Una Targa esposta nella chiesetta sul passo Falzarego, luogo di combattimenti.


01/11/09

omaggio a Alda Merini


Sono nata il ventuno a primavera

ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.

(Alda Merini)



Grazie Alda la tua poesia vivrà per sempre